Sono ormai quasi 5 anni che scriviamo, con ondulante intensità e dedizione articoli e post che possiamo etichettare, individualmente e a seconda del momento, come francamente inutili o fondamentali per le sorti umane o quasi. Propendo per la prima ipotesi, e va bene così. Persi nell'autoreferenzialità della melomania, ci siamo scritti addosso per anni, con occasionale zelo e costante piacere. Nel grande inganno internettiano, in cui non sai se la platea che ti ascolta sia composta da 200000 appassionati sparsi per il globo o da te stesso e dal tuo misero DNS, non sapremo mai se abbiamo raggiunto qualcuno o qualcosa. Ma non è questo il punto. Quello che io so aver raggiunto è un momento di pausa, in cui ogni scrittura mi sembra esercizio stilistico vuoto, in cui nemmeno la clamorosa natura onanistica del tutto mi offre gran diletto. Insomma la vena scrittoria mia personale si sta esaurendo, sclerotica o trombizzata che sia. Le cause possono essere molteplici. Una questione di stagioni? L'esaurimento delle cose da dire? la soffocante contrazione dei tempi morti dedicabili a questo inutile e giocoso otium? mah, chi lo sa, il dato di fatto è che non riesco a scrivere. E se non riesco a scrivere, che cosa ci provo a fare? Alzo bandiera bianca ed, anzichè sproloquiare sulla recente scoperta degli A fil du ciel o degli Yugen, tengo questa piccola orazione di commiato per la mia parte di blog. Ora, contrariamente al luogo comune, il blog non è una cosa viva, la posso dichiarare morta e riesumarla a nuovo splendore il giorno dopo, come mai sepolta. Di più essendo a più voci, il blog può essere defunto per una e vegeto per l'altra. Il commiato, sul www, è sempre per definizione parziale e reversibile e quindi non drammatico. Nell'attesa e nella speranza che la vena creativa riprenda flusso e senso, ecco il mio brano di congedo preferito. Il buon (fu) Simon Jeffes lo intitolò " .
mercoledì 24 aprile 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Post paradossale: scrivi 477 parole (contate con word) per dire che non scrivi più.
RispondiEliminaE già questo ti rende poco credibile.
Poi sono sicuro che sollevato dal peso del dovere tornerai a scrivere.
Almeno spero, dai
sono notoriamente poco credibile e mi basta pochissimo per cambiare idea. era solo il prendere atto di una pausa. e quanto allo scrivere, penso abbia ragione tu! E grazie mille... M
RispondiElimina