mercoledì 15 giugno 2011

The Weeknd - House of Balloons

4 buone ragioni per procurarsi questo album:


1. È aggratis.
Già questa sarebbe una ragione definitiva (presa assieme ai punti successivi) se vi è ancora rimasto quel briciolo di curiosità che vi consente di non essere ridotti a continuare ad ascoltare i Queen o i Lynyrd Skynyrd o qualsiasi altro gruppo che stiate ribollendo dai tempi della vostra adolescenza (perché ormai di musica buona non se ne fa più, cara signora…).
Il signor The Weeknd in realtà si chiama Abel Tesfaye e viene da Toronto. Ha registrato questo album autoprodotto e l'ha pubblicato sul suo sito. Da qui lo si può scaricare liberamente e gratuitamente.
Da lì, pare anche grazie alle segnalazioni di qualche personaggio fico, il progetto ha iniziato a circolare negli ambienti più trainanti (Pitchfork su tutti, naturalmente) e da lì a diventare il fenomeno indie del momento il passo è breve.
Mi rendo conto che quest'ultima frase lo può rendere già antipatico a molti, ma dato che non costa nulla, un'ascoltata vi consiglio di darla.
2. È un gran bel disco.
Innanzitutto R&B, poi dubstep,soul, trance. Atmosfere piuttosto malinconiche (in effetti è un album un po' invernale), molti effetti sulla voce e frequenze ultrabasse. Nulla di particolarmente innovativo, ma un bel mix di stili molto moderni. Non troppo lontano dal pop da essere inaccessibile, non troppo banale da diventare noioso.
3. Contains a sample of...
La traccia 3, House of Balloons, è una rielaborazione di Happy House, gran pezzo di Siouxsie & the Banshees del 1980. Non è una cover, è un remix di alcuni campioni del brano originale, con tanto di inconfondibile voce della dark lady. Così pure i nostalgici (ma quelli che facevano gli alternativi già trent'anni fa) sono contenti.
4. Ci son le donne nude in copertina
Vabbè, scherzo. Le copertine di Fausto Papetti erano su un altro pianeta.

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