lunedì 22 febbraio 2010

Sulla semplicità

Si discuteva qualche giorno fa di musica e annessi e connessi, e il tema era quello vecchio e stantio della perizia tecnica. Io sono un fermo sostenitore della non necessità di un gran bagaglio tecnico per essere in grado di produrre gran musica.
Mi si contestava, e non proprio del tutto a torto (anche se io sul momento mi sarei fatto scannare piuttosto che ammettere una briciola di sensatezza in chi dialetticamente mi si opponeva), che la mancanza di capacità può di fatto tarpare le ali all’artista, che si trova vincolato ad esprimersi all’interno dell’angusto perimetro della propria (im)perizia.
Ribattevo che troppe volte invece il desiderio di produrre qualcosa di “difficile”, che non appaia banale, si traduce in un virtuosismo fine a se stesso. Invece di fare l’accordo X, che ci starebbe bene, ci metto una cascata di 227 (numero primo!) di note con contrattempi e sincopi a manetta, così tutti rimarranno a bocca aperta a dire quanto sono bravo.
Chiaro che a dirla così è ovvio che la ragione stia dalla mia parte, mentre alla fine, come spesso capita, credo la verità si trovi più o meno nel mezzo.
Nel mezzo più vicino alla mia parte, però!
Naturalmente la discussione si è poi spostata sugli esempi. E vai di Nirvana vs. Dream Theater, CCCP vs. PFM, e così via, perfino un Tricarico (giuro!) vs. Giorgia, con io che ovviamente sostenevo la netta superiorità dei primi contro i secondi.
Beh l’ora era tarda, la lucidità vacillava.
Poi ho avuto il colpo di genio, e ho tirato fuori questa canzoncina qua. Semplice semplice, appena sussurrata, ma meravigliosamente più bella di qualsiasi cosa progressive metal incisa negli ultimi 1000 anni:

Inutile dire che il mio antagonista non l’aveva ben presente (leggi: non la conosceva), per cui il mio coup de grâce è andato decisamente a vuoto.

Poi però me la sono riascoltata, e benché per me sia una cosa da torcerti le budella, devo riconoscere che l’arrangiamento, per quanto delicato e minimale, non è poi così banale. Cioè il buon Eno è uno sofisticato mica poco, solo che ha il pregio di non mettere la sua tecnica a servizio dello stupore, ma solo della musica.
E in realtà, questo sostiene ancora di più la mia tesi.
In un certo senso.

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