venerdì 8 gennaio 2010

The Flaming Lips and Stardeath and White Dwarfs with Henry Rollins and Peaches Doing the Dark Side of the Moon

Si, lo so che sto assumendo le sembianze del Piccolo fan, ma questi qua sono in un periodo di esplosione creativa come non mai, e a me piacciono un sacco, per cui quando ne combinano una (e ne combinano una dietro l'altra) mi viene spontaneo raccontarlo qua.
Lo so, è una excusatio non petita, ma giuro che non ho la loro maglietta. E neanche un poster in cameretta. E francamente a memoria conosco solo il nome del cantante.
Sì, proprio quello, l'albumone dei Pink Floyd, quello che ha venduto un fantastiliardo di copie. Quello perfetto, quello che ancora oggi si usa per testare la bontà degli Hi-Fi (che di album prodotti così non se ne fanno più, cara signora...), quello che inizia col cuore che pulsa, quello col prisma in copertina.
Quello lì, insomma, TDSOTM.
E i Flaming Lips che del reato di lesa maestà se ne fottono sonoramente, l'hanno rifatto tutto, canzone per canzone, con la complicità di Henry Rollins e Peaches.
E ne è venuto fuori un gran bel disco, finalmente.
Si, finalmente, perché a me francamente l'originale, quello là, aveva davvero rotto le palle.
Il sax à la Fausto Papetti in Us and Them è una cosa rivoltante, e quell'aria leccatina e pulita me lo rende più freddo e indigesto della cucchiaiata di marmellata presa in frigo appena sveglio. Bleah.
Marco nel suo post sulle parole detestabili o abusate in ambito musicale aveva omesso sopravvalutato.
Ecco ora lo dico:
The Dark Side Of The Moon è uno degli album più sopravvalutati di tutti i tempi.
Via, l'ho detta. E ora saltatemi pure addosso.

E invece in questa versione che gli leva lucentezza e levigatezza, ridonandogli un'aura più sanguigna e psichedelica (come i primi album dei Pink Floyd, ah, signora mia, i primi album, quelli sì, signora mia...), sgonfiandolo di quell'aria insopportabilmente pomposa, TDSOTM torna ad essere un disco che merita veramente di essere ascoltato.
Meglio i Flaming Lips che i Pink Floyd, dunque? Andiamoci piano, l'idea originale è comunque degli inglesi e il merito creativo rimane sostanzialmente loro. Ma se la re-interpretazione ha un valore in sé, allora gli sballati americani hanno fatto centro in pieno.
E poi anche solo per avere tolto dalle palle quell'insopportabile sax.

A già, dimenticavo l'ulteriore ragione che mi rendeva quel disco indigesto: LA LUNA NON HA UN LATO SCURO!!!!

3 commenti:

  1. bisogna fondare un "io odio TDSOTM" fan club

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  2. Lo dico da fan sfegatato dei Floyd: TDSOTM è una palla colossale, appena più sopportabile delle Tubular Balls di Mr Oldfield. La pensavo così a 16 anni, quando ascoltavo a manetta The Piper, Saucerful, Ummagumma, Meddle e compagnia, e non ho ancora cambiato idea. Molto meglio il vituperato The Final Cut, anche per i rivenditori di hi-fi.

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