Beh, è quello che mi è venuto in mente ascoltando questo disco.
Sia in rete che sui giornali non ho trovato una recensione positiva, al massimo dei liquidatori 6,5, mentre a me piace un sacco. E questo, a differenza del tizio della barzelletta, mi ha fatto pensare di essere contromano, soprattutto rispetto alle fonti che solitamente trovo autorevoli.
Invece, per quanto poi mi sia sforzato di essere critico, continuo a ritenerlo un bell’album.
I richiami a cose già sentite sono tanti, la divina Björk su tutti (ma pure Laurie Anderson), ma in fondo inizio a pensare che sia un problema di qualunque cantantessa che provi a pasticciare con la propria voce e utilizzi diavolerie elettroniche per comporre musica: il paragone impietoso con miss Guðmundsdóttir salta inevitabilmente fuori, tanto vale farsene una ragione.
Per il resto, ho ascoltato 11 brani gradevolissimi, in bilico tra il folk intimista e le derive elettroniche, qualche scarto dance e ballate pianistiche. Qualche bella sorpresa imprevista, arrangiamenti particolari e un uso bizzarro delle voci ne fanno un disco gradevolmente insolito.
Da altre parti leggerete di accorgimenti furbetti o soluzioni facilotte. Sarà, però io continuo a pensare che, pur rimanendo in ambito pop, siamo al cospetto di un lavoro interessante e curato, non un capolavoro, no, ma di certo di livello davvero buono.
Ah, la copertina invece fa davvero schifo. A parte la foto, la grafica sembra fatta di corsa con PowerPoint.
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