mercoledì 12 maggio 2010

Leddra Chapman - Telling tales

Di Leddra Chapman confesso che non sapevo niente fino a che non ho letto una recensione entusiasta da qualche parte che ora non ricordo (pagina musicale del Guardian? Pitchforkmedia? Corriere di Chieri? Eco del Chisone? Boh..) Ad ogni buon conto, mi sono fidato e mi sono procurato il disco della Leddra (ma che nome è?) e non posso che dirne bene, specie se si tiene conto che è una prova di esordio. La giovane compone e suona brani suoi in piena autonomia e ci riesce davvero benino. Bella la voce, soprattutto bella la joie de vivre che emana dalle sue canzoni, anche dalle più riflessive. Non posso nascondere un amore incondizionato per un orda di cantautrici quantomeno inclini alla melanconia (Marissa Nadler, la prima Torrini, Aimee Mann, Lhasa, la stessa DiFranco) e pure un debole per quelle francamente depressive (Marianne Faithfull, o vogliamo parlare di Nico?). Ma viene un momento in cui qualche raggio di sole non guasta e la Chapman è in grado di fornirlo. Stilisticamente il modello di riferimento è sicuramente Kate Bush, la cui presenza aleggia su tutto il disco, dagli stilemi melodici al gorgheggio che ogni tanto sa di virtuosismo al quasi ubiquitario pianoforte (sentite l’attacco di Edie, per esempio e vi trovate subito dalle parti di The man with the child in his eyes) . Proprio come l’illustre predecessora (ma si potrà dire?) la Chapman si rifà in maniera consistente ad ambientazioni rurali, che fanno molto english, a quell’Inghilterra bucolica e verde, tutta vecchie zie che vanno in bicicletta e tè coi biscotti, forse stucchevole ma sicuramente elegante e affascinante. Beninteso, la Chapman non è Elgar o Britten, è squisitamente poppeggiante e moderna e declina la sua delicatezza su melodie accattivanti. Anzi, a ben guardare non è nemmeno folk, nel senso che sì, è cantatutorato acustico, ma di musica tradizionale neanche l’ombra. Insomma, siamo più vicini a Fiona Apple che ai Pentangle e un altro riferimento, meno netto della diva Bush, potrebbe essere Virginia Astley (e chi non conosce la Astley peste lo colga!). Tante bei brani, meditati e confezionati con gusto – le mie preferite: Picking Oranges, Summer Song, Jocelin, la già citata Edie – ma tutto il disco mantiene un profilo alto, con solo occasionali divagazioni un po’ easy. L’unica cosa da NON guardare, come invece ho disgraziatamente fatto, è il sito internet della Chapman in cui la fanciulla compare imbellettata come una testimonial di una linea di trucchi e dove apprendiamo che la Leddra è una delle Quiksilver Girls. Queste sono una pattuglia di femmine famose che pubblicizzano gli omonimi capi di vestiario, e chi siano le altre costituenti la pattuglia ci è ignoto e indifferente. Certo che tanta grazia e delicatezza, che al primo assaggio hanno un genuino gusto di meditata allegria, stonano non poco con ombretti da cover-girl e con un contratto pubblicitario così pervasivo da comparire nella home page. Va bene che tutti dobbiamo mangiare però che peccato…. Forse è solo uno dei segni della decadenza dei tempi, non credo che  Sandy Denny o Jaqui McShee avrebbero mai fatto la pubblicità dei jeans... Allora chiudete gli occhi, e tappatevi il naso, fate finta di non vedere, tenete vive solo le orecchie e attenetevi romanticamente alla musica. E sarete soddisfatti.

2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. naturalmente la prima primissima cosa che ho fatto è stato andare a sbirciare il sito, e...
    confermo, l'impressione è stata "a marco, ma che combini? che ci propini stavolta?"
    poi in effetti l'ascolto la rivaluta.
    procurato.
    vedrem.

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