Alcuni decenni fa, l'unica data torinese dei Camper Van Beethoven venne funestata da un individuo, palesemente ubriaco, che nella pausa tra un brano e il successivo sbraitava entusiasta "dancedancedance!!", incurante della scarsa ballabilità dei CVB. Nel suo ultimo, peraltro malinconico, romanzo Nick Hornby racconta di un bootleg rovinato da uno spettatore sbronzo che urla nel microfono "rock'n'roll!" per tutto il concerto. Quanta gente c'è che ai concerti si diverte in maniera frenetica, felicemente persa tra urla sguaiate e danze scomposte, fregandosene altamente delle scarse attitudini tersicoree o della poca aderenza al testo del loro cantato? Pur trovandole fastidiose, ho sempre provato una profonda invidia per queste persone, perchè, se anche possono sembrare rozzamente primitive (e magari lo sono, e si ubriacano a casa e picchiano la moglie, però vabbè, questo è un altro discorso..), sono gente che si sta divertendo. Cazzo se si sta divertendo. Ed il divertimento è sicuramente un valore aggiunto della musica pop, anzi nè è forse la cifra che più la distingue dalla classica. Avete mai visto Zubin Mehta ghignare di gusto a metà del Requiem o Uto Ughi fare diving sul pubblico? Divertirsi però è stata storicamente una virtù poco praticata: il prog aveva reso tutti serissimi, poi vennero i punk ma erano troppo incazzati, i dark troppo pensosi, i cantautori troppo adulti e quando qualcuno ha pensato di fare della gioia un manifesto (la 2Tone music, i Madness, lo ska) ha fatto il botto anche con meriti artistici discutibili. Se c'è qualcuno che ha divertito divertendosi questo è stato proprio il compianto Ian Dury, e questo DVD fotografa benissimo la allegra frenesia dei suoi concerti. Sconosciuto ai più, che continuano a citare la frase "sex'n'drugs'n'rock'n'roll" senza sapere che era una sua canzone, penalizzato dal pregiudizio legato alla sua deformità (polio in età infantile) e alla montagna di parolacce e doppi sensi che sovraffollano le sue liriche, Dury è stato tutto tranne che uno zozzone scemotto o un fenomeno da baraccone. Diplomato al Royal College of Arts, anche se ha firmato orgoglioso testi come "Fucking ada", "Billericay Dickie" (ci sono più doppi sensi in questo brano che in tutta la discografia di Elio) o "Wake up and make love with me", Dury ha avuto modo di celebrare nei suoi testi il difficile rapporto con un padre assente per lavoro (My old man) e di additare l'ipocrisia dell'Anno del Disabile (Spasticus autisticus), di raccontare il buono ("What a waste") ed il cattivo ("I want to be straight") di una vita sopra le righe. Musicalmente non ha inventato nulla, ma ha sviluppato con ammirevole eclettismo un meticciato musicale ricco di influenze, dal musical al punk nascente. Ma soprattutto è riuscito a suonare sorridendo compiaciuto di quello che lui ed i suoi Blockheads stavano facendo e il filmato nè è prova incontrovertibile. Qui c'è tutto il suo meglio, dalla frenesia di "Sweet Gene Vincent" al rap ante litteram di "Reasons to be cheerful" (che significa, guarda caso, ragioni per essere allegri e che Nick Nornby ha proposto come nuovo inno nazionale inglese) dall'inno pagano di "Hit me with your rhythm stick" all'indimenticabile ed indimenticata "Sex'n' Drugs 'n' Rock 'n' Roll", ovvio bis per chiudere il sipario con un grande sabba finale.
Nella mia vita ho sentito musica più raffinata, più tormentata, più complessa e sicuramente lo fanno altri della nostra ciurma. Ma se mai qualcuno mi chiedesse che cosa è il rock, dato che mi mancherebbero le parole, gli farei ascoltare Sweet Gene Vincent.
PS: nel video linkato di Sweet Gene Vincent alla chitarra c'è ospite Mick Jones dei Clash (e poi Big Audio Dynamite e poi Carbon Silicon....) e il buon Ian lo tranquillizza dicendogli testuale che ci sono solo 4 accordi in tutta la canzone. Chi altri l'avrebbe fatto?
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