
Però quando ascolto un disco recente, soprattutto le prime volte, è molto raro che riesca a riconoscergli un’anima lampante, un segno tangibile che quelle note e quei suoni sono stati prodotti con il cuore e non solo con la testa (cosa di per sé tutt’altro che disprezzabile, almeno in confronto alla terza alternativa: il portafogli).
Credo che 50 anni di rock abbiano ormai esplorato talmente tante direzioni da porre chi fa musica di fronte ad un dilemma ormai imprescindibile: o far tesoro delle creazioni altrui, e così diventare derivativo, scopiazzatore, già sentito eccetera, o cercare ulteriori nuove strade con il rischio di apparire autore di originalità fine a se stessa.
Così troppe volte ascoltando un disco recente mi ritrovo ad oscillare tra questi due poli senza riuscire ad appassionarmi (nel senso etimologico del termine) veramente e riponendolo poi dopo l’ascolto costretto a ripromettermi di tornarci su per un ascolto più sedimentato.
A volte però no. Il disco mi colpisce immediatamente, si lascia amare da subito, senza tentennamenti.
E questo è il caso di questo esordio omonimo dell’inglese Anna Calvi.
10 tracce di musica sanguinante, altro che col cuore.
Sarà che suona la chitarra in maniera egregia, lasciandole addosso quella patina sporca e cattiva che solo dalle chitarre nude e senza troppi effetti leccati si riesce a tirare fuori.
Sarà che il suo modo di cantare, profondo e caldo, è coinvolgente come pochi, e che evoca solo riferimenti illustri (PJ Harvey e Siouxsie su tutti).
Sarà che i brani non hanno paura di debordare nei meandri cupi ma fertili di un certo rock funereo (Nick Cave & The Bad Seeds dei primordi, Scott Walker,…)
Sarà dunque che la ragazza del rischio di essere accusata di derivativismo (si dice così l’essere derivativi?) se ne fotte bellamente, e che usa il già sentito come sponda a cui appoggiarsi prima di balzare da sola.
Sarà, sarà, sarà… ma questo disco è bellissimo e se anche ne sentite parlare un po’ troppo in giro, come capita con quei troppe volte effimeri prodotti che tanto puzzano di hype, per una volta scrollatevi di dosso quell’aria diffidente, e dategli una bella chance.
Per me questo è uno di quei dischi che durano.
comprato ieri, con colpevole ritardo. non posso che sottoscrivere tutto...
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