giovedì 24 giugno 2010

Un nuovo inno per l'Italia

In epoca di Mondiali di calcio ci tocca , come sempre, sorbirci le eterne questioni sull'inno nazionale. Diciamolo pure, fuori dai Mondiali e dalle Olimpiadi l'inno nazionale non se lo fila nessuno, tanto che infatti viene naturale proseguirne mentalmente l'esecuzione con la formazione della Nazionale che ognuno ha più stampata nel cervello (per il sottoscritto ZoffGentileCabrini, OrialiCollovatiScirea, ...) ed associare alla musica di Novaro la voce di Martellini o Pizzul o Bizzotto, sempre a seconda delle generazioni.  Al punto che, personalmente, mi ha sempre emozionato altrettanto, creando lo stesso senso di attesa  la ormai desueta sigla dell'Eurovisione (Charpentier, Te Deum). Però l'inno nazionale è anche uno dei tanti paradossi italici: possibile che la terra di Cimarosa e Bellini, Puccini e Verdi, Vivaldi e Rossini non abbia trovato nulla di meglio come musica per celebrare le solennità? E poi, intendiamoci, che cazzo vogliono dire le parole?
Insomma, ha sostanzialmente 2 difettacci: primo, è una marcetta che sembra la fine dei cartoni animati di Looney Tunes (e di questo spero si occupi Abo, sicuramente più competente, con una sapida disamina tecnica) e, secondo, ha un testo incomprensibile. Meglio così, perchè se lo comprendi e non sei un nostalgico colonialista  reduce dell'Amba Alagi ti fa vomitare. Tra coorti, elmi di Scipio (Scipione l'Africano, ossia un invasore e massacratore di popolazioni civili) e chiome da porgere da parte della Vittoria (che non è la figlia della tabaccaia), a ricordo della bella e moderna abitudine di rapare a zero le schiave, questa schifezza ottocentesca è sopravvissuta in epoca democratica solo grazie al fatto che durante l'esecrabile ventennio non era molto in voga. Ma il potpourri di richiami imperiali alla gloriosa epoca augustea in cui eravamo aggressivi invasori è davvero emetico ed è infatti strenuamente difeso dai piccoli ducetti contemporanei, e guai a chi non lo canta. Ostili per natura all'integrità della nazione, parecchi leghisti, forti della loro crassa insipienza, propongono come alternativa il "Va Pensiero" dal Nabucco verdiano, musicalmente più attraente e sicuramente più marziale. Anche qui, però, quanto a testo si casca male: non solo è criptico per cervelli istruiti (figuratevi per Cassano e Gattuso) ma, quando compreso, è evidente che parla di esuli che rimpiangono la loro terra bella e perduta,  che non è il massimo per esaltare il morale della nazione. Tra l'altro la terra rimpianta non è nemmeno l'Italia, è Gerusalemme, ma questo è oltre le possibilità di comprensione del leghista e del calciatore medio.
In sostanza o ci teniamo l'inno di Bugs Bunny in versione imperialista o, in ossequio ai rutti padani, fingiamo di essere esuli ebrei o ci scateniamo alla ricerca di un nuovo inno. Che dovrà essere come siamo, simpatico e furbetto, un po' marziale (se giochiamo contro i tedeschi dobbiamo pur spaventarli) e un po' pastasciuttaro, in omaggio all'ambiguità dell'italiota.  E allora via alle proposte. 
La mia candidata? "La terra dei cachi" di Elio e le storie tese. Bel testo, alla portata dei nostri calciatori, realista ("un totale di due pizze e l'italia è questa qua"), melodia accattivante ed orecchiabile, non richiede un intera banda musicale per la sua esecuzione e molto molto ironica. E poi parla anche di sventolare il bandierone allo stadio, attività cui è precipuamente dedicata l'esecuzione dell'inno.
Alternative:
Dolce Italia - Eugenio Finardi. Sdolcinata, parla in realtà malissimo degli italiani, troppo melodica e poco solenne. Potrebbe cantarla Iugìn da solo allo stadio, come alcuni tenori americano fanno, ma non ci darebbe quella gagliardia che cerchiamo. Scartata.
Un italiano vero  - Toto Cutugno. La quintessenza dell'italianità stile raiuno, della italietta dell'autogrill, delle lacrime da coccodrilli professionisti, dei sentimenti da strapaese. Scartata.
La strana famiglia - Jannacci & Gaber. Ecco un'alternativa percorribile, se suonata lenta assume un tono serioso e il ritornello potente inietterebbe di certo morale ed energie nei quadricipiti dei nostri calciatori. Inoltre identifica perfettamente l'equipollenza tra paese reale e paese televisivo, 20 anni prima di Videocracy (peraltro meraviglioso).
Allora, via anche alle vostre candidature, diamo un nuovo inno a questa povera Italietta! E Abo, per favore, il saggio su Novaro!

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