domenica 20 dicembre 2009

MdD #1 (Marco) Noir...et rouge aussi un peu! - Les Amis d'ta Femme


Da chi si chiama "gli amici di tua moglie", scrive versi quali "je me souviens encore de ma premiere femme, elle s'appelait Nina, une vrai putaine dans l'ame" (capito, vero?) e finisce gli spettacoli con una gratuita ostensione dei propri genitali non ti aspetteresti certo un'operazione culturalmente rilevante. Invece i miracoli accadono, e questo, un concept album, dedicato alla canzone anarchica francese dalla Comune di Parigi ai giorni nostri, è un disco per cui spellarsi le mani. La massima meraviglia però sta nel fatto che le covers non sono fatte applicando a rullo la ricettina della casa (stile Nouvelle Vague, per intenderci), ma sfoggiano un eclettismo inatteso. L'inizio è folgorante, con tre canzoni d'epoca completamente rivisitate. La canaille (originale del 1870!), diventa un rockabilly credibilissimo che ricorda gli Stray Cats, sostenuto da una sezione di fiati che esce dritta da American Graffiti. La Semaine Sanglante è power pop ballabile, con chitarrona distorta e basso pulsante; Elle n'est pas morte diventa un samba frenetico, sostenuto da fisarmonica, tromba miagolante in sordina e percussioni tropicaleggianti. E attenzione: ne viene riproposta a fine album come bonus track una meravigliosa versione in chiave jazz con chitarre semiacustiche e impasti vocali ricamati a 3 voci. Si passa poi in maniera fluida al pop di Le Sang des Martyrs, al punk incendiario di La dynamite, al reggae di La grève des meres per riapprodare in ambiente più francofono, con i bal musette di Chanson de Craonne e la Java des bons enfants e la francesissima Java de Caniveau. Completano il panorama La ballata del Pinelli (una versione mandolinata, à la Theodorakis o giù di lì, forse l'episodio meno sapido dell'album), una versione di A las barricadas coi tempi straziati e Sois faineant, un numero da cabaret di Coluche che ci invita tutti a abbandonare l'inutile fatica del lavoro per "scopare e collezionare malattie veneree". A dispetto del caleidoscopio stilistico cui si stati sottoposti, la sensazione che rimane è di un album solido, ben pensato e ben fatto. Stupisce, al limite, che a farlo siano stati proprio questi signori qui.

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