Joanna, meravigliosa Joanna!
Uno dei personaggi più improbabili della scena musicale ha realizzato un disco bellissimo, un disco che per me è talmente bello che raramente lo tiro fuori dalla mia discoteca (fisica e virtuale) per paura di assuefarmi alla sua bellezza. Ma ogni volta che lo faccio il timore si rivela infondato ed è un viaggio spettacolare, delizioso e decisamente incredibile.
Un’arpa e la sua voce (e che voce) e gli arrangiamenti orchestrali di Van Dyke Parks.
E basta.
I brani poi sono strutture di una complessità rara, quasi progressive, i testi di un’elaborazione strabiliante, l’energia quasi rock.
Sì, rock. Perché a dispetto dell’impostazione simil-celtica (arpa+voce) che personalmente non potrei sopportare, il tipo di musica è molto più vicina al rock, anche se ben distante da 4/4 o banali schemi strofa-ritornello. JN sostiene che lei utilizza l’arpa semplicemente perché è lo strumento che per varie vicende ha imparato a suonare meglio, ma che nella sua testa la musica è assolutamente rock, a volte anche violento, poi eseguito in punta di dita in quel modo lo trasfigura completamente, facendolo diventare più simile a lunghe cavalcate folk.
Una voce come la sua io non l’avevo mai sentita e va detto che alcuni la trovano del tutto insopportabile, sicuramente è originale, originalissima.
Le canzoni dell’album sono 5, e vanno da un minimo di 7 minuti a più di 16 in quell’Only Skin che per me è la canzone più bella di un album splendido: saliscendi vertiginoso tra melodie e armonie dolcissime, raggiunge un apice da brivido (letteralmente) nel finale a doppia voce con il baritono di Bill Callahan che aggiunge pregio al già preziosissimo tessuto.
Con questo disco devo necessariamente ritornare a quella che è l’impostazione di questa classifica: non sono, nemmeno a mio parere, gli album più rappresentativi del decennio. Questo disco poi è talmente unico che non lo rispecchia per nulla, non potrebbe rappresentare nient’altro che la sua splendida creatrice.
Io l'ho visto giocare.
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5 settimane fa
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