giovedì 31 dicembre 2009

MdD(abo) #3: sondre lerche - phantom punch (2007)


Ventisett'anni, una sfavillante carriera in corso, il norvegese Sondre Lerche da Bergen pubblica con Phantom Punch il quarto gioiello della sua invidiabile discografia. Talento indiscutibile, facilità di scrittura musicale impressionante, Sondre ha già praticato con successo vari stili, dal pop bacharachiano degli esordi a quel The Duper Session che ha alloggiato per mesi nelle classifiche jazz di Billboard. Con Phantom Punch, ennesimo cambio di pelle, e immersione in un magico e sapiente indie-rock che ammicca con classe stupefacente al mainstream senza cadere nell'ovvio. Potentemente beatlesiano nella libertà creativa, Phantom Punch porta con sè bacilli di un ventennio di pop-rock , colorandosi di Paul Weller e Prefab Sprout, di Beck e Smiths, e mantenendo comunque piccoli fuochi di Steely Dan e Tom Jobim. Prodotto da Tony Hoffer (già con Beck, Belle & Sebastian, Phoenix) l'album è vivace e puntuto, energico e sapido nei suoni, brillantemente chitarristico come elezione d'arrangiamenti, ricco di dinamiche e sensibile nelle sfumature. Tra le undici tracce si ascoltano davvero alcune gemme che rimarranno nell'album dei ricordi, a confermare l'esplosività compositiva del giovanotto fatato. Say It All sillaba tra controtempo stylecounciliani prima di librarsi in un ritornello da lodeallavita che si ascolterebbe per minuti interi, Face The Blood corre d'impeto come un anthem british che molte delle nuove bandelsecolo da nme vorrebbero saper scrivere, John Let Me Go si lascia intonare con la leggerezza disincantata di una canzoncina anni sessanta, la strofa di Well Well Well brasilianeggia su un fiorito tappeto di ride, Tragic Mirror nel suo crudo chitarra e voce fiorisce nel miglior stile costelliano, e per parlar di ballad, la conclusiva Happy Birthday Girl lievita in un limbo psichedelico quasi commovente.
Che dire d'altro? Piccolo capolavoro di un giovane genio operoso.

Ps
la title-track.

Nessun commento:

Posta un commento